Descrizione
Fare memoria significa conoscere le storie del passato perché quelle storie diventino nostre. È provare empatia con quanto accaduto perché si possa arrivare, di conseguenza, a cambiare noi stessi e ad incidere significativamente all’interno delle comunità perché errori atroci, come i crimini commessi durante l’Olocausto del regime nazista, non vengano mai più perpetrati. Questo lo spirito che ha guidato gli studenti in visita al campo di concentramento di Mauthausen e ad altri luoghi simbolo della Seconda Guerra Mondiale durante lo scorso mese di maggio. Il Viaggio della Memoria, organizzato dall’Amministrazione comunale insieme agli istituti scolastici Aldo Moro, Palestro, Terzani, Bachelet, Alessandrini e Scuola Media Europea, è stato descritto dai alcuni degli stessi alunni durante il Consiglio comunale di lunedì 30 settembre. «Quest’anno ci siamo affidati all’associazione Ventimila Leghe che ha guidato i ragazzi, permettendo loro di confrontarsi anche con gli studenti di altre scuole, provenienti da tutto il mondo - ha spiegato l’assessore alle Politiche scolastiche Marina Baietta - è stato quindi un viaggio nel viaggio, nel corso del quale agi studenti è stata data la possibilità di incontrare alcuni esponenti dell’associazione Aned (associazione nazionale ex deportati) portatori di testimonianze e documenti toccanti».
Prima tappa del Viaggio della Memoria il Castello Hartheim., situato ad Alkoven, in Austria, nei pressi della città di Linz. È noto per essere stato uno dei sei campi di sterminio dell’Aktion T4, il programma di «eutanasia» nazista che prevedeva l’eliminazione delle persone affette da disabilità fisiche o mentali. In questo luogo i ragazzi si sono commossi, sono stati emotivamente colpiti dagli ambienti - trasformati in teatro di morte - e dalla scientificità del programma di sterminio, che ha portato all’eliminazione di circa 30.000 persone, senza che i loro familiari potessero conoscere realmente qual era stato il destino dei loro cari. Da Hartheim. la delegazione abbiatense si è poi spostata al campo di concentramento di Gusen; il lager della Germania nazista, composto da tre dei quarantanove sottocampi del campo principale di Mauthausen. Di Gusen - hanno spiegato i ragazzi - non resta nulla se non delle abitazioni che i nazisti vendettero a fasce povere della popolazione per eliminare ogni traccia delle atrocità. Solo grazie al lavoro meticoloso dei ricercatori e alle testimonianze dei sopravvissuti è stato quindi possibile conoscere quel che avveniva all’interno, oggi ricordato da un memoriale che gli ex deportati hanno fortemente voluto. All’interno dei lunghi elenchi di nominativi dei deportati gli studenti hanno rintracciato quello dell’abbiatense Pietro Carughi, nato il 9 febbraio del 1908 e morto il 19 aprile del 1945, pochissimi giorni prima della fine del conflitto. Carughi, il cui nipote ha accettato l’invito dell’Amministrazione comunale di Abbiategrasso ad essere presente durante la restituzione del Viaggio, venne fatto prigioniero nel 1944 a seguito degli scioperi per protestare contro il regime fascista e l’occupazione tedesca. La mattina del 20 marzo, infatti, i repubblichini presero di mira i lavoratori della Sata, considerati degli agitatori, deportati nei campi di Mauthausen e di Gusen. Una storia tragica, che ha consentito ai ragazzi di sentire ancora più da vicino il dolore e la sofferenza patiti dai prigionieri come provato dalla visita al campo di Mauthausen, tristemente famoso anche per la Scala della morte: 186 gradini, realizzati all’unico scopo di umiliare e affaticare i deportati, portandoli allo sfinimento. «Ringrazio i ragazzi per il racconto di un Viaggio importante e al tempo stesso difficile - ha aggiunto il sindaco Cesare Nai - ricordo ancora quando da consigliere comunale a mia volta accompagnai gli studenti al Castello di Hartheim, dove rimasi impressionato dal contrasto tra la giornata serena, il cielo terso, e agli abomini commessi in quel luogo di morte. Sono fermamente convinto che la Scuola debba offrire ai nostri giovani opportunità di conoscenza e di approfondimento; come avete detto voi: essere testimoni di qualcosa che è lontano nel tempo, seppur, in qualche modo vicino a quello che sta accadendo oggi, diventa fondamentale per avere delle generazioni consapevoli, pronte a rifiutare le logiche folli che anche attraverso l’indifferenza, hanno portato distruzione di un popolo e allo sterminio di milioni di persone». Sia il sindaco, sia il consigliere Giovanni Maiorana (che insieme al presidente del Consiglio comunale Francesco Bottene e alle insegnanti ha accompagnato i ragazzi durante il viaggio) hanno voluto riassumere l’insegnamento tratto dal Viaggio utilizzando una frase di Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. Da ultimo, la professoressa Silvia Migliavacca, in qualità di accompagnatrice, ha tenuto a ringraziare l'Amministrazione comunale per l'opportunità concessa agli studenti e il personale delle segreterie che ha contribuito fattivamente all'organizzazione del viaggio.
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Ultimo aggiornamento: 2 ottobre 2024, 14:45